É davvero Amazon il nemico delle librerie antiquarie e dell’usato?

Due necessarie premesse iniziali:

  • Queste righe non prendono in esame la situazione delle librerie che offrono libri in commercio;
  • Chi scrive non vende su amazon.com.

La risposta è, semplicemente, no.

Il vero nemico della nostra categoria è la mancanza di volontà, da parte di tanti librai dell’antico e del fuori commercio, di ‘svecchiare’ la propria attività.

Un altro vero nemico è rappresentato dalle leggi capestro italiane che mettono in ginocchio la categoria e la affossano a solo vantaggio dei colleghi internazionali.

Il commercio online non è più una futuristica avanguardia, è il qui ed ora, semplicemente.

La ‘nicchia’ di collezionisti di quelle preziose edizioni che continuiamo a prodigarci per proporre si sta assottigliando, il ricambio generazionale stenta a prendere piede.

Il mercato online è l’unica risorsa che può permettere ai professionisti della vendita libraria di poter sopravvivere dignitosamente e l’unica che può mantenere vibrante questo mercato.

Ciò nonostante, la ritrosia di molti librai verso l’e-commerce è tuttora manifesta ed ostinata.

Per quanto numerosi colleghi siano presenti sulle varie piattaforme di vendita specializzata, non è certamente incoraggiante osservare schede risicate all’osso, mancanti dei più basilari elementi (pensiamo anche solo ad una collazione adeguata) e, se va bene, accompagnate al massimo da una sola fotografia. Specialmente quando si sta proponendo importanti cinquecentine o ricercate prime edizioni moderne, dove le condizioni conservative (spesso, ahimè, non riflesse nell’apparato fotografico) determinano il ragionevole prezzo di vendita.

Così come è, giustamente, irritante per un cliente dover attendere tre o quattro giorni perché il libraio si prenda la briga di spedire (magari con Poste italiane, per giunta) e questo è purtroppo un altro fenomeno diffuso.

Che piaccia o meno, il tempo della vendita (magari a prezzi stellari) in libreria sta tramontando. La svogliatezza nell’adeguarsi alle nuove dinamiche è penalizzante per tutto il settore.

Proviamo ad impersonarci in un potenziale acquirente di un Mattioli in prima edizione, di una Quarantana o di un incunabolo dai bei capilettera miniati. Pensiamo davvero che un cliente possa voler sborsare cifre a tre zeri a fronte di una – una soltanto – foto del frontespizio o della legatura? Quando noi librai acquistiamo, pretendiamo descrizioni minuziose, foto professionali e che testimonino le condizioni del libro in ogni sua parte. Perché, invece, al contrario ci aspettiamo che i collezionisti siano molto più sprovveduti e si lancino in acquisti ‘sulla fiducia’ (che certo è importante e che dobbiamo sempre creare, se suffragata da dati oggettivi però)?

Il mercato online al giorno d’oggi ci permette di creare (senza imporre limiti alle descrizioni, fornendoci strumenti multimediali che offrono la possibilità di testimoniare in modo preciso le condizioni dei tomi che poniamo in vendita) una rappresentazione virtuale completa e coerente del libro che dorme sui nostri scaffali, in attesa del giusto acquirente, o che stiamo proponendo.

Ignorare queste nuove bookselling skills e rimanere chiusi nella torre d’avorio dei vecchi cataloghi cartacei (come se il catalogo online di una libreria non fosse in realtà un vero e proprio catalogo, seppur non tipografico ma incredibilmente più fruibile), delle fiere e della vendita al bancone condannerà presto o tardi tanti bravissimi professionisti.

Anatema comune è scagliarsi contro Amazon.

Benissimo, nulla in contrario, che le sue policies mettano in ginocchio editoria e commercio del libro nuovo sia realtà é indiscusso.

Ma siamo onesti. La maggior parte dei librai antiquari sfrutta, ad esempio, abebooks.com come uno dei canali di vendita primari. Abebooks… società indipendente ma parte del gruppo Amazon!

Sfruttare (spesso e volentieri non a pieno) una società del gruppo Amazon per ricercare nuova clientela per poi lanciarsi in pindarici j’accuse contro la ‘casamadre’ lascia in fondo il tempo che trova.

Molti librai dell’usato e qualcuno dell’antico vendono direttamente su Amazon, tanti altri utilizzano piattaforme internazionali – come Abebooks – il cui fine è incrementare il fatturato, non tutelare i librai. Esattamente come Abebooks e Amazon.

La differenza quindi di listare il proprio catalogo su Ebay, Ibs o Biblio dove starebbe? Temo che attenderemo una risposta sensata e circostanziata a lungo…

Infine, ma è possibile che una categoria ‘eletta’ (e mi si passi il termine, senza alcuna pretesa di superiorità) come quella dei librai antiquari continui a voler fissare il dito, ignorando la luna?

Continuare a lanciare invettive contro Amazon e l’online tutto, citandoli come responsabili di un mercato certo non floridissimo è intellettualmente scorretto.

Volendoci focalizzare sulla situazione italiana, il vero è unico moloch che mina alla nostra sopravvivenza ha un nome: legislazione sull’esportazione.

Quel codice dei beni culturali così miope da accomunare un quadro ad un incunabolo ed un reperto archeologico ad una settecentina di carattere teologico senza valore alcuno. Quel codice che obbliga i professionisti a rinunciare agli ordini di clienti stranieri per libri stampati prima di 70 anni fa, se non vogliono intraprendere un brigoso iter burocratico che può richiedere anche tre mesi (mesi costellati da spese di viaggi, di istruttoria, di tempo perso dietro ad un sistema informatico – il Sue, probabilmente costruito con Win Dos e mai aggiornato, e di confronti poco piacevoli con funzionari pubblici supponenti e prevenuti).

(NOTA: poco tempo fa è stata riproposta una modifica – in senso positivo – di questa normativa, subordinata però all’adeguamento del succitato sistema informativo degli uffici esportazione. Inutile dire come questo adeguamento non sia ancora stato eseguito).

Ma, anche a fronte di questa spada di Damocle che offre il fianco alla più libera concorrenza dei colleghi stranieri, si continua a sbraitare contro il commercio elettronico.

I prossimi mesi (se non anni) non saranno una passeggiata per il nostro settore, andrebbero messe da parte la ritrosia, la supponenza e quel non indifferente briciolo di ipocrisia che permeano il nostro meraviglioso mondo. Occorre essere più lucidi e meno ancorati al passato nei giudizi e nella prassi lavorativa quotidiana, traendo il massimo vantaggio da quegli – imprescindibili ormai – strumenti tecnologici che possono far sì che il mercato del libro antico, raro e fuori commercio possa sopravvivere, abbandonando il vecchiume nostalgico e proiettando le nostre antichità verso quel futuro che prefigura sempre più vetrine virtuali ed un mercato più aperto e popolato da diversi – ma sempre professionali – attori e collezionisti.

Ben vengano le critiche ragionate ed i vecchi cataloghi cartacei ma l’immobilismo e l’ostracismo verso la realtà che fa dell’online un punto di forza (senza danneggiare il mercato ma, anzi, infondendo nuova vitalità) sono ormai, oltre che dannose, fuori dal tempo.

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