BOTTA Carlo – STORIA D’ITALIA 1534-1789 – 1835

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Descrizione

BOTTA Carlo – STORIA D’ITALIA 1534-1789 – 1835. Lugano, dai torchi di Giuseppe Ruggia e compagni; Cartone marmorizzato con pelle al dorso, su cui si trovano fregi e titolo dorati; cm. 22 x 14,5; 2 volumi; 1224 complessive; Esemplari molto buoni anche se con lievi fioriture; Bòtta, storico e uomo politico (S. Giorgio Canavese 1766 – Parigi 1837) di idee giacobine fu medico dell’armata d’Italia (1796-1797) e in seguito di una spedizione francese a Corfù (1797-98); successivamente divenne membro del governo provvisorio piemontese (1798) e della commissione centrale per il dipartimento dell’Eridano (1799). Dopo le disfatte francesi del 1799, esulò a Grenoble e a Parigi e fu del gruppo dei rifugiati italiani unitari e democratici; con la fortuna napoleonica le sue idee si fecero sempre più moderate e il B. finì col distaccarsi dai vecchi amici ancor giacobineggianti. Membro della Consulta piemontese, allorché il Piemonte fu unito alla Francia fu deputato al Corpo legislativo francese (1802 e 1809). Rettore dell’università di Nancy durante i Cento giorni, destituito al ritorno dei Borboni, ottenne (1817) il rettorato di Rouen e, sotto Luigi Filippo, ritornò all’Accademia delle scienze, dalla quale era stato radiato nel 1815. Al B. si deve una vasta e prolissa produzione storiografica, tra cui si ricordano: la Guerra d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (1809), la Storia d’Italia dal 1789 al 1814 (1824), la Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 (1832), opere retoriche e moralistiche, prive di pregio critico o erudito, che conobbero peraltro un grande successo editoriale. Bòtta, storico e uomo politico (S. Giorgio Canavese 1766 – Parigi 1837) di idee giacobine fu medico dell’armata d’Italia (1796-1797) e in seguito di una spedizione francese a Corfù (1797-98); successivamente divenne membro del governo provvisorio piemontese (1798) e della commissione centrale per il dipartimento dell’Eridano (1799). Dopo le disfatte francesi del 1799, esulò a Grenoble e a Parigi e fu del gruppo dei rifugiati italiani unitari e democratici; con la fortuna napoleonica le sue idee si fecero sempre più moderate e il B. finì col distaccarsi dai vecchi amici ancor giacobineggianti. Membro della Consulta piemontese, allorché il Piemonte fu unito alla Francia fu deputato al Corpo legislativo francese (1802 e 1809). Rettore dell’università di Nancy durante i Cento giorni, destituito al ritorno dei Borboni, ottenne (1817) il rettorato di Rouen e, sotto Luigi Filippo, ritornò all’Accademia delle scienze, dalla quale era stato radiato nel 1815. Al B. si deve una vasta e prolissa produzione storiografica, tra cui si ricordano: la Guerra d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (1809), la Storia d’Italia dal 1789 al 1814 (1824), la Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 (1832), opere retoriche e moralistiche, prive di pregio critico o erudito, che conobbero peraltro un grande successo editoriale