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Lorenzo BAROTTI – Serie de Vescovi ed Arcivescovi di Ferrara – 1781

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Descrizione

Lorenzo BAROTTI – Serie de Vescovi ed Arcivescovi di Ferrara del signor Abbate Lorenzo Barotti dedicata all’eminentissimo, e reverendissimo signore Il Signor Card. Bernardino Giraud prouditore del Regnante Sommo Pontefice – 1781. Ferrara, per Francesco Pomatelli; cartone muto con titoli su tassello applicato al dorso e piatti cin decorazione agreste; 8°, cm 26,5; 1.vol; pagg. (8) 159 (1); ottimo esemplare ad ampi margini, lievissimi fori di tarlo; 3 incisioni, di cui una rappresentante lo stemma del Cardinale Giraud; imprimatur 1781. BAROTTI, Lorenzo. – Nacque in Ferrara il 2o dic. 1724 da Giovanni Andrea e da Elisabetta Lollio. Compiuti i primi studi sotto la guida del padre, il 3 ott. 1740 entrò novizio nella Compagnia di Gesù, nella quale prese gli ordini due armi dopo. Seguì nei quattro anni successivi i corsi di retorica e di filosofia nel seminario di Ferrara. Verso il 1750 fu mandato a Bologna per attendervi agli studi di morale e di teologia, che intraprese tuttavia più per obbedienza che di propria scelta, contrario com’era al metodo formalistico imperante nei collegi dei gesuiti. Nel 1777 pubblicò in Ferrara le Memorie istoriche dei letterati ferraresi, lasciate inedite dal padre, in una magnifica edizione illustrata. L’iniziativa gli meritò le lodi di Clementino Vannetti, che lo ascrisse col nome di Crimanio alla Accademia degli Agiati di Rovereto, l’unica cui egli appartenne fra le tante che gli offrirono l’associazione. Nel 1779, in appendice al Prodromo della nuova Enciclopedia italiana di A. Zorzi, pubblicò un Ragguaglio sulla vita dell’autore.Attese quindi alla correzione delle settantasette lezioni sacre tenute a Bologna, che pubblicò in due volumi a Parma nel 1785.è questa l’opera più interessante del B. e quella che meglio mostra le qualità del suo ingegno, nemico insieme delle disquisizioni teologiche e della retorica magniloquente. Nelle Lezioni tentò, e con successo, una maniera di esporre facile e piana, servendosi di una prosa lontana da quell’atticismo gesuitico che il Foscolo rimproverava al Roberti. I brevi passi dottrinali, gli accenni polemici al gìansenismo e all’illuminismo, che non avversa in toto e senza diretta conoscenza degli autori, non deviano mai il B. dal suo scopo, che è quello di giungere a una interpretazione morale lucida, semplice, congeniale alla sensibilità moderna del testo sacro.L’impegno per la pubblicazione dell’opera non gli precluse però la strada della poesia e nel 1787 pubblicò a Parma per le nozze Onesti-Falconieri un altro poemetto in ottave, Il Caffè,nel quale narra, avvalendosi con scherzosa ironia del consueto artifizio della favola mitologica, della scoperta, dell’uso e dei vantaggi dell’arabica bevanda. Nel 1793 pubblicò a Ferrara una nuova edizione delle Memorie istoriche,accresciute di un secondo volume dovuto interamente a sue ricerche erudite.Morì improvvisamente a Ferrara il 18 dic. 180i.