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ARNOBIO (il Vecchio o di Sicca) – Disputationum Adversus Gentes – 1583

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Descrizione

ARNOBIO (il Vecchio o di Sicca) e MARCO MINUCIO FELIX – Arnobii DISPUTATIONUM Adversus Gentes libri septem . M. Minucii Felicis OCTAVIUS Romana editio posterior & emendatior – 1583. Roma Roma ex Typographia Dominici Basae. Cartone decorato muto; 8°, cm 20,3; 1.vol; pagg. (16) 255 (16); lievi gore d’acqua e tracce d’uso, fori di tarlo e camminamenti non invasivi alle prime ed ultime carte, un altro paio a metà del volume, discreto esemplare; testo in latino con glosse editoriali anche in greco; due ex-libris alla prima sguardia; frontespizio con incisione dello stemma di Gregorio XIII; capilettere e finalini incisi. Il tomo contiene due importanti opere della letteratura latina del secondo e terzo secolo d. C.: 1)= Disputationum adversus gentes di Arnobio il Vecchio o Arnobio di Sicca (255-327), è un’opera apologetica in 7 libri, scritta dopo la fine del regno di Diocleziano (284-305) e prima dell’Editto di Milano allo scopo di superare i dubbi del vescovo di Arnobio sulla sincerità della sua conversione. I libri 1° e 2° espongono la divinità della figura di Cristo e della religione cristiana, trattano una teoria dell’anima e ribattono alle accuse dei pagani al cristianesimo di essere responsabile delle tragedie che colpiscono l’umanità. I libri 3°, 4° e 5° attaccano la mitologia pagana, considerata contraddittoria e immorale, riportando preziose notizie su templi, riti e idoli. I libri 6° e 7° difendono i cristiani dalle accuse di empietà. 2)= L’Octavius (in italiano Ottavio) è un dialogo di natura apologetica scritto dall’autore cristiano Marco Minucio Felice intorno al 197. Il dialogo dell’Octavius si svolge sul lido di Ostia fra tre personaggi: il pagano Cecilio, il cristiano Ottavio (da qui il titolo dell’opera) e Minucio stesso. Ottavio rimprovera aspramente Cecilio per un gesto di adorazione ad una statua del dio Serapide e Cecilio propone di esporre le reciproche ragioni e di nominare Minucio giudice della controversia. Tuttavia, Minucio non esprimerà alcun giudizio perché non ce ne sarà bisogno: dopo le due orazioni (quella di Cecilio contro il Cristianesimo e quella di Ottavio in suo favore e contro il Paganesimo), infatti Cecilio si rende conto della pochezza e della falsità della sua tesi, ammettendo di buon grado la sconfitta