BOTTA Carlo – Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini – 1832 / 1833

517.00

Descrizione

BOTTA Carlo – Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 di Carlo Botta // Storia d’Italia dal 1789 al 1814 scritta da Carlo Botta – 1832 // 1833. Lugano. Tip.G.Ruggia e C. Lugano, Tip. di G.Ruggia e C. // Capolago presso Mendrisio : Tipografia Elvetica; Cartone marmorizzato con pelle al dorso. Titoli e fregi impressi al dorso in oro.; 16° 16 x10; 16 volumi; 6934 complessive; Lievi fioriture e naturali bruniture, nel complesso più che buon esemplare; Bòtta, storico e uomo politico (S. Giorgio Canavese 1766 – Parigi 1837); di idee giacobine, fu medico dell’armata d’Italia (1796-1797) e in seguito di una spedizione francese a Corfù (1797-98); successivamente divenne membro del governo provvisorio piemontese (1798) e della commissione centrale per il dipartimento dell’Eridano (1799). Dopo le disfatte francesi del 1799, esulò a Grenoble e a Parigi e fu del gruppo dei rifugiati italiani unitari e democratici; con la fortuna napoleonica le sue idee si fecero sempre più moderate e il B. finì col distaccarsi dai vecchi amici ancor giacobineggianti. Membro della Consulta piemontese, allorché il Piemonte fu unito alla Francia fu deputato al Corpo legislativo francese (1802 e 1809). Rettore dell’università di Nancy durante i Cento giorni, destituito al ritorno dei Borboni, ottenne (1817) il rettorato di Rouen e, sotto Luigi Filippo, ritornò all’Accademia delle scienze, dalla quale era stato radiato nel 1815. Al B. si deve una vasta e prolissa produzione storiografica, tra cui si ricordano: la Guerra d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (1809), la Storia d’Italia dal 1789 al 1814 (1824), la Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 (1832), opere retoriche e moralistiche, prive di pregio critico o erudito, che conobbero peraltro un grande successo editoriale.. Bòtta, storico e uomo politico (S. Giorgio Canavese 1766 – Parigi 1837); di idee giacobine, fu medico dell’armata d’Italia (1796-1797) e in seguito di una spedizione francese a Corfù (1797-98); successivamente divenne membro del governo provvisorio piemontese (1798) e della commissione centrale per il dipartimento dell’Eridano (1799). Dopo le disfatte francesi del 1799, esulò a Grenoble e a Parigi e fu del gruppo dei rifugiati italiani unitari e democratici; con la fortuna napoleonica le sue idee si fecero sempre più moderate e il B. finì col distaccarsi dai vecchi amici ancor giacobineggianti. Membro della Consulta piemontese, allorché il Piemonte fu unito alla Francia fu deputato al Corpo legislativo francese (1802 e 1809). Rettore dell’università di Nancy durante i Cento giorni, destituito al ritorno dei Borboni, ottenne (1817) il rettorato di Rouen e, sotto Luigi Filippo, ritornò all’Accademia delle scienze, dalla quale era stato radiato nel 1815. Al B. si deve una vasta e prolissa produzione storiografica, tra cui si ricordano: la Guerra d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (1809), la Storia d’Italia dal 1789 al 1814 (1824), la Storia d’Italia continuata da quella del Guicciardini sino al 1789 (1832), opere retoriche e moralistiche, prive di pregio critico o erudito, che conobbero peraltro un grande successo editoriale.