CASTI Giovan Battista – GLI ANIMALI PARLANTI – sd

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Descrizione

CASTI Giovan Battista – GLI ANIMALI PARLANTI Poema epico diviso in ventisei canti di Giambattista Casti. Vi sono in fine aggiunti quattro Apologhi del medesimo autore non appartenenti al Poema – sd. Pe-King, regnante Kien-long [i.e. Parigi : Giovanni Claudio Molini]; Cartone marmorizzato con pelle al dorso, su cui insistono fregi e titolo dorati; cm. 17,4×11; 1 volume; 634 complessive; Buono, con tracce d’uso e fioriture; Giovan Battista Casti era un letterato (Acquapendente 1724 – Parigi 1803). Studiò e insegnò nel seminario di Montefiascone fino al 1760 o 1761, quando passò a Roma e quindi (1765) a Firenze, ben accolto dal granduca Leopoldo; fu poi (1772) a Vienna presso Giuseppe II. Nel 1777 si trasferì a Pietroburgo, dove frequentò gli ambienti di corte, che descrisse poi nel Poema tartaro, poema satirico in 12 canti (1783, ma pubbl. 1796). Tornato a Vienna, ne fu allontanato quando Giuseppe II seppe del malumore suscitato da questo poema nella corte russa. Ma vi tornò nel 1791 dopo soste a Venezia, a Costantinopoli, a Torino, a Milano, e nel 1792 vi fu nominato, da Francesco II, poeta cesareo. Nel 1796 rientrò in Italia, dove ebbe un canonicato; dal 1798 si stabilì a Parigi. L’abate Casti fu migliore della fama, procuratagli specialmente dalle 48 Novelle galanti, in ottava rima, misto di arguzia, goffaggine e oscenità. Migliore il poema degli Animali parlanti (1802), in 26 canti in sesta rima, che, sotto la facile allegoria di un antidiluviano regno animale, satireggia la società umana, le vecchie e le nuove forme politico-sociali. Scrisse inoltre con originalità parecchi libretti di opere buffe. Giovan Battista Casti era un letterato (Acquapendente 1724 – Parigi 1803). Studiò e insegnò nel seminario di Montefiascone fino al 1760 o 1761, quando passò a Roma e quindi (1765) a Firenze, ben accolto dal granduca Leopoldo; fu poi (1772) a Vienna presso Giuseppe II. Nel 1777 si trasferì a Pietroburgo, dove frequentò gli ambienti di corte, che descrisse poi nel Poema tartaro, poema satirico in 12 canti (1783, ma pubbl. 1796). Tornato a Vienna, ne fu allontanato quando Giuseppe II seppe del malumore suscitato da questo poema nella corte russa. Ma vi tornò nel 1791 dopo soste a Venezia, a Costantinopoli, a Torino, a Milano, e nel 1792 vi fu nominato, da Francesco II, poeta cesareo. Nel 1796 rientrò in Italia, dove ebbe un canonicato; dal 1798 si stabilì a Parigi. L’abate Casti fu migliore della fama, procuratagli specialmente dalle 48 Novelle galanti, in ottava rima, misto di arguzia, goffaggine e oscenità. Migliore il poema degli Animali parlanti (1802), in 26 canti in sesta rima, che, sotto la facile allegoria di un antidiluviano regno animale, satireggia la società umana, le vecchie e le nuove forme politico-sociali. Scrisse inoltre con originalità parecchi libretti di opere buffe